martedì 28 febbraio 2012

LO SVILUPPO DELLE FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI NELLE REGIONI DEL MEZZOGIORNO

Lo sviluppo sociale è stato fin qui determinato da un amalgama di almeno quattro fondamentali fattori: l'uso dell'energia, l'urbanizzazione, la capacità militare e la tecnologia dell'informazione. Di questi quattro fattori alcuni sono destinati a declinare, altri ad attraversare periodi di crisi. Il nostro futuro è dunque legato in modo particolare allo sviluppo della società della conoscenza e alle modalità con cui viene affrontato il grande tema della transizione energetica dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili.
E' da queste osservazioni tratte da uno studio del Prof. Ian Morris dell'Università di Stanford, che parte il Rapporto sullo sviluppo delle fonti rinnovabili nelle regioni del Mezzogiorno, presentato a Bari il 20 febbraio, con la presenza del Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e altre importanti personalità nel campo dell'energia.
Lo studio realizzato dalla Fondazione Cercare Ancora cerca di dare un quadro completo dello sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia a seguito del recepimento della Direttiva 2009/28/CE facente parte del c.d. Pacchetto clima-energia che ha fissato l'ormai noto obiettivo 20-20-20.
Come noto,  la Direttiva 28, al paragrafo 1 dell'art. 4 prevede che gli Stati Membri sono tenuti a fissare obiettivi nazionali per la quota di energia da fonti rinnovabili da raggiungere nel 2020 in tre settori: riscaldamento  e raffreddamento, elettricità, trasporti. Oltre a definire gli obiettivi settoriali per il 2020 gli Stati membri devono anche descrivere la traiettoria prevedibile dell'aumento dell'uso delle energie rinnovabili in ciascun settore tra il 2010 e il 2020. La Direttiva prevede infatti che il raggiungimento dell'obiettivo comunitario passi attraverso l'assegnazione di sotto-traguardi nazionali individuati a loro volta come percentuale di energia rinnovabile impiegata a copertura dei consumi finali lordi del paese interessato.
I nuovi obiettivi posti dalla Direttiva sono vincolanti, per cui il loro mancato raggiungimento esporrebbe lo Stato a misure sanzionatorie da parte della Comunità.
Le indicazioni della Commissione per il raggiungimento dell'obiettivo complessivo al 2020 lasciano ai singoli Stati membri la libertà di tracciare le strategie più opportune al fine di conseguire l'incremento previsto di copertura dei consumi energetici mediante l'impiego di fonti rinnovabili. Pertanto entro il 30 giugno 2010, ogni Paese avrebbe dovuto notificare alla Commissione un Piano d'Azione Nazionale (PAN) sulle FER, contenente le strategie e il dettaglio degli obiettivi totali e settoriali al 2020,  incluse le quantità previste di trasferimenti statistici e di progetti comuni.
Per l'Italia il Piano è stato elaborato dal Ministero dello Sviluppo Economico con l'accordo del Ministero dell'Ambiente e del Ministero per le Politiche Agricole, alimentari e forestali e con il supporto del GSE.
Tornando al Rapporto in oggetto, emerge che al 22 gennaio 2012 risultano in esercizio 12.737 MW fotovoltaici, oltre 4.000 MW in più rispetto agli 8.000 inizialmente previsti dal PAN. Tuttavia le recenti modifiche del quadro legislativo e regolatorio, che hanno aggiornato gli obiettivi al 2020, fissato a 23.000 MW il target di potenza installata per il fotovoltaico e cambiato i meccanismi di incentivazione del settore, rendono piuttosto incerto il raggiungimento dei target complessivi indicati nel PAN.
Per uno sviluppo delle fonti rinnovabili ordinato ed efficiente è necessario il rispetto di alcuni principi:
- l'applicazione dell'Autorizzazione Unica Regionale, prevista della Legge 387/2003, che prevede un unico provvedimento di autorizzazione sia per l'impianto di produzione sia per le opere di connessione alla rete elettrica, con l'obiettivo di evitare che si creino congestioni sulla rete con conseguenti limitazioni alla produzione rinnovabile;
- l'adozione del provvedimento sul burden sharing, che ripartisce fra le singole regioni gli obiettivi del PAN in modo da poter permettere alle Regioni di adeguare i rispettivi piani energetici;
- l'attuazione di procedure semplificate da parte delle regioni, come previsto dal D.Lgs 28/2011;
- la possibilità da parte dei gestori dei rete di realizzare i necessari sistemi di accumulo in ottemperanza alla legge. Terna ha previsto nel Piano di sviluppo delle rete del 2011 l'installazione di 130 MW di batterie, localizzate nelle province di Foggia, Avellino; salerno e Benevento, che permetteranno di evitare la modulazione di energia prodotta da fonti rinnovabili per circa 230 GWh/anno e forniranno riserva pronta aggiuntiva per circa 410/GWh/anno.
Il Rapporto da rilevante importanza alle Regioni, che rivestono un ruolo fondamentale per raggiungere gli obiettivi indicati dal PAN. L'assenza di un decreto Burden Sharing per la ripartizione fra regioni degli obiettivi del PAN, comporta una situazione di incertezza circa gli obiettivi da conseguire attraverso i Piani Energetici Regionali (PEAR), tanto che ognuna ha fissato i propri obiettivi senza alcun coordinamento con le altro. E' dunque necessario aggiornare i PEAR sulla base di linee guida standardizzate e con cadenza almeno biennale; predisporre un sistema di controllo e verifica dei risultati che preveda sanzioni per le inadempienze, data anche la natura vincolante dell'obiettivo dell'obiettivo nazionale fissato dalla Direttiva per le rinnovabili.
Le Regioni del Mezzogiorno rivestono una parte importante della produzione di energia elettrica da FER, infatti secondo i dati Terna, nel 2010 tali regioni hanno prodotto 19.830 GWh su una produzione nazionale rinnovabile pari a 76.964 GWh, circa un quarto della produzione elettrica da FER nazionale. E' però necessario, per il bene dell'economia del Paese e dell'ambiente, sfruttare al meglio il potenziale esistente e no ancora sviluppato, delle regioni meridionali.
Complessivamente a fine gennaio 2012 attraverso il conto energia sono entrati in esercizio circa 327.000 impianti fotovoltaici per una potenza superiore a 12.700 MW e una spesa annuale per gli incentivi di oltre 5,5 miliardi di euro. Dal 1 gennaio 2013 sarà rimodulato, attraverso un decreto attuativo, il meccanismo di incentivazione per gli impianti di potenza non inferiore a 5 MW, tramite il meccanismo delle aste a ribasso. Gli impianti fotovoltaici continueranno ad essere incentivati con il meccanismo del conto energia. La legge cd "Salva Alcoa" ha spinto le installazioni fotovoltaiche fino al raggiungimento di target di molto superiori a quelli indicati nel PAN già nel 2011. Ciò ha comportato la sospensione dei precedenti sistemi di incentivazione in conto energia e l'attivazione di un nuovo meccanismo istituito con Decreto Ministeriali 5 maggio 2011.
I gestori di rete hanno ricevuto negli ultimi anni richieste di connessione di molto superiori, non solo ai consumi complessivi del Paese, ma anche agli obiettivi indicati nei Piani Energetici Regionali. Poichè non è ipotizzabile che vengano effettivamente realizzati impianti per potenze così elevate, il rischio è che si verifichino prenotazioni di capacità di rete per impianti che non verranno mai realizzati. Per risolvere questa situazione l'Autorità per l'Energia elettrica e il gas con le delibere 125/10 e 187/11, ha previsto una fideiussione obbligatoria a carico del richiedente la connessione in aree critiche di importo proporzionale alla potenza dell'impianto.
La rete di trasmissione nazionale costituisce uno dei fattori cruciali per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Storicamente essa nasce per raccogliere enormi quantità di energia dalle centrali di produzione per poi distribuirla ad un gran numero di clienti-consumatori. In sostanza si tratta di un modello costruito intorno ad un controllo centralizzato, con flussi di potenze unidirezionali e reti passive. Questa visione classica di rete elettrica è ormai in fare di superamento; la rete elettrica non è più solo un canale per trasmettere e distribuire energia elettrica dalle grandi centrali ai clienti finali ma una rete intelligente, ovvero una "smart grid"; una rete comune in grado di fare interagire produttori e consumatori, di determinare in anticipo le richieste di consumo e di adattare con flessibilità la produzione al consumo di energia elettrica.
La definizione e la costruzione di un percorso energetico sostenibile sono indispensabili per ridurre la forte dipendenza energetica dagli altri Paesi, per rispondere adeguatamente agli impegni assunti in sede europea.


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lo sviluppo sostenibile, lungi dall’essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto un processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali”.